Sono molto felice di condividere con tutta la comunità questa piccola intervista gentilmente rilasciatami da Ariga Shihan, che con una punta di orgoglio mi fregio di considerare una guida ed un amico. Un grazie anche alla signora Fumie Sato, per il tempo dedicato alla traduzione
di FABIO BRANNO
Chi è Ariga Shihan
Kanane Ariga è nato il 22 ottobre del 73 nella cittadina di Funabashi, presso la prefettura di Chiba. Prima di entrare alle scuole elementari è vissuto in Hokkaido con il cognome di “Horii”, che è quello della famiglia di suo padre, ma dopo essersi spostato a Funabashi, ha cambiato il cognome in “Ariga”, che è quello della famiglia della madre.
Nell’89, iniziate le superiori, entra nel Club di Aikido di Funabashi e all’età di 15 anni incontra Endo Sensei. Entra poi alla Shukutoku University e costituisce il Dojo Universitario, che condusse per tre anni e mezzo. Dopo la laurea, non cerca un vero lavoro, ma per circa 6 anni trascorre la maggior parte del tempo a praticare Aikido e a risparmiare per partecipare ai seminari di Endo sensei all’estero. All’età di 28 anni, si trasferisce a Saku dove inizia a dedicarsi al professionismo in maniera definitiva.
Attualmente è insignito del titolo di 6° dan dall’Aikikai Hombu Dojo.
BRANNO:
Quanto è cambiato il suo Aikido dal tempo degli inizi?
ARIGA
Il luogo in cui sono cresciuto è un villaggio di pescatori, dove la gente tende ad avere un caratteraccio, e tra noi ragazzi c’era spesso atteggiamenti violenti e rissosi. Al principio, quindi, anche la mia attitudine sul tatami era rissosa.
Cercavo di prevalere, di non cadere durante il Keiko, di resistere… Ero ossessionato dall’idea di “Vincere”, che non è altro che una cosa superficiale. Conducevo una pratica che costruiva una forte barriera tra me e l’altro, e la mia sola priorità era sconfiggere il compagno.
Così facendo ho incontrato tante persone e ho avuto diverse esperienze scioccanti che mi hanno portato a un punto di svolta. “Aikido” significa diventare uno, questo è quello che oggi penso e tengo bene in mente durante l’allenamento. Non si tratta di una lotta tra il Rosso e il Blu, ma di capire che è possibile creare un nuovo colore che li comprende entrambi, il Porpora. Cerco una pratica che non ponga più barriere ed attraverso cui connettersi a quell’idea di “pace nel Mondo” di cui parlava O Sensei.
Ad ogni modo, ho molto amato quel periodo in cui avevo modo di fare tutto l’allenamento che volevo, cosa possibile solo quando si è molto giovani, come ho amato tutti gli insegnanti ed i compagni dell’epoca.
BRANNO
In che modo è possibile sviluppare una pratica che nasce dal centro?
ARIGA
Io credo che il concetto di Centro includa quelli di Hara, Tanden, Jiku (gli assi), Seichu sen (la linea centrale), Kokyu, Hajimari (la sorgente del movimento), ma la cosa più importante che ho realizzato è che bisogna evitare di fissare l’attenzione su cose esterne a sè stessi.
Tendiamo a preferire di cercare un oggetto, una valutazione o un valore nel mondo esterno. Credo che sia importante avere la propria auto-valutazione per le cose che noi stessi creiamo. Si impostano i propri valori e dopo non ci si lascia influenzare da giudizi di valore dall’esterno. È una perdita di tempo. Penso che quando si percorre una ricerca interiore, essa diventa SÉ; quando si ricerca verso l’esterno, diventa EGO. Possiamo imparare quanto sopra attraverso l’allenamento di Aikido, che ritengo sia la cultura ottimale per questo tipo di apprendimento.
BRANNO
Cosa può raccontarci del suo modo di insegnare Aikido?
ARIGA
Quando iniziai, l’allenamento era basato principalmente sul “Kata-Keiko”. Quasi nulla veniva spiegato: si guardava la dimostrazione e si cercava di replicare il movimento. Credo che durante il Keiko una parte contemplativa sia importante, per permettere al proprio corpo di apprendere come muoversi. D’altro canto, però, la sola routine di Kata-Keiko abbrutisce la percezione ed il giudizio dei praticanti. Il ritmo di apprendimento e i punti di interesse sono differenti per ognuno e a me piacerebbe offrire esercizi e suggerimenti che possano essere di ispirazione per ciascuno di loro. Credo che il significato di “Shido-sha” non sia solo insegnare, ma anche guidare, suggerire e dare direzione.
BRANNO
Il Saku Dojo ha un’energia molto particolare. E’ una vera e propria comunità dove tutto è Aikido e l’Aikido permane ogni cosa. Qual è il suo segreto?
ARIGA
Un dojo è un luogo molto diverso da una palestra o da un palazzetto dello sport. E’ un luogo dove la gente si riunisce con un’attitudine fisica e mentale rilassata per un unico proposito; oggigiorno di pochi posti così ne sono rimasti pochi. E’ diventato più facile per la gente di andare e venire, e persone con motivazioni diverse frequentano i vari dojo che, da luoghi di sviluppo culturale e spirituale, si ritrovano con un’energia disturbata.
Il Saku Dojo è un dojo per l’esclusiva pratica di Aikido, e ovviamente è un luogo dove coloro che ricercano la pratica proposta da Endo Shihan possono riunirsi. Si tratta di un sito dal chiaro intento.
Saku è una cittadina con meno di 100mila abitanti. La gente si riunisce quì da ogni parte del mondo per perseguire un unico scopo. Il Saku Dojo è stato formato dall’energia di loro tutti.
La passione di Endo Shihan nella sua decisione di costruire il dojo, la passione di coloro lo supportano e i loro sforzi per seguire Sensei, la passione degli allievi che si allenano giorno dopo giorno, la passione di questa gente che ama Endo Shihan e si ritrova assieme, tutte queste passioni sono l’anima che permea il vessillo del Saku Dojo. Credo che in fin dei conti la “passione” sia la chiave di tutto.
BRANNO
Quanto pensi che cambierà l’Aikido dopo il Covid19?
ARIGA
Sono quattro giorni che rifletto su questa domanda. Nel frattempo ho ricevuto quotidianamente una miriade di informazioni da parte dei miei amici da ogni parte del mondo, dalle televisioni e dal web. Ciò che sta succedendo adesso, ciò che potrebbe accadere in futuro e mille pensieri si mescolano l’un l’altro nella mente. Se dici che cambierà, lo farà. Se dici che non cambierà, non lo farà. Questo significa che il numero di persone che si rendono conto di ciò che realmente avevano in precedenza aumenterà. E se il numero di coloro che abbasseranno le loro esigenze e cercheranno una vita più semplice aumenterà, credo che sarà un cambiamento positivo e mi auguro davvero che possa essere così.
Profondamente nel mio cuore, spero che si possa diventare “Chisoku”, “Conoscere la piccola felicità.
BRANNO
Qual è il suo proposito per la sua Vita da Budoka?
ARIGA
Vorrei davvero diventare una persona migliore. Il mio desiderio più grande è poter dire, nell’ultimo istante della mia vita “Mi sono divertito!”.
Gassho!
Ringrazio nuovamente Ariga Shihan per questi spunti. Il maestro è spesso in giro per l’Europa per seminari sempre molto interessanti, nei quali gli argomenti sostanziali non si riducono mai ad una nuova forma di esecuzione di un waza. Presto sarà possibile incontrarlo anche in Italia. Nel frattempo, chi fosse interessato a conoscere il suo metodo di pratica e quello di Endo Shihan, ha già diversi insegnanti sul territorio a cui potersi rivolgere.
Tra di loro, anche la nostra associazione, prettamente indirizzata a questo metodo, conta diversi dojo in molte regioni.